Tanto per non pensare. Due ore di stop totale delle sinapsi collegate alla zona spleeniana del mio cervello.
O almeno quello era lo scopo. Inizia il film, io penso ai fatti miei perché credo sia un trailer. Poi realizzo che invece è la pellicola protagonista, ma porc... aspetta che cerco di stare attenta, aspetta che cerco di diventare empatica con la trama, con Sigourney Weaver che anche "slinkata" dal corpo dell'avatar è alta due metri e mezzo (e che nuda a 61 anni ha un fisico migliore del mio, ma come diavolo....), con gli occhiali 3D che mi stritolano il naso e contemporaneamente mi fanno accartocciare le lenti a contatto..
Eccomi, ci sono, sono empatica. Sento tutto, anche la puzza di quello 10 file avanti a me. I fotogrammi incalzano inesorabili e io ho una sensazone di déjà vu, cosa mi ricorda tutto ciò? E mi ritrovo bimbetta delle elementari, nella sala del Cinema Apollo in via Lecco, con il grembiule bianco addosso, a guardare lo schermo lordo di sangue di Mission, realizzando che in 23 anni di cinema e 250 circa di storia, l'uomo non è cambiato affatto (o forse ha poca fantasia?).
Distrugge tutto: altri uomini, altre specie, terre, sentimenti. Tutto. Un mondo antico (sconosciuto a quel tempo) e un mondo che ancora non esiste (ma se lo inventa e prova a distruggerlo).
E io lì, come una fessa (quindi nulla di nuovo sotto il sole) con le mani davanti agli occhi, ops occhialini, con la lacrima pronta se qualche essere indifeso e inconsapevole sta per lasciarci le piume - o il pelo... o le squame, o la pelle azzurra... insomma dipende dalla razza - a chiedermi perché distruggiamo sempre tutto, roviniamo, razziamo, prediamo, facciamo deserto... insomma perché vogliamo fortemente essere infelici.
E non trovo mai risposta.